servizi essenziali mal gestiti, delle risorse sprecate senza programmazione

Per Possibile c’è bisogno di una classe politica che abbia la capacità di investire il consenso 

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    Riceviamo e pubblichiamo:

    Sul finire di questa consiliatura Crotone si trascina nei problemi malgrado si provi a tappare qualche falla. Nessuno che provi a disegnare un orizzonte diverso nel quale ricercare le soluzioni più appropriate.

    Perché poi si tratta intanto di convincersi di questo: non esiste crisi che non possa essere governata. Anzi, semmai le crisi, da sempre, sono la giusta occasione per creare sviluppo o segnare un passo nuovo verso di esso.

    Come? Intanto con la “Politica”. Quella nella sua più autentica accezione. Nessuna crisi può diventar la scusa per far mancare la politica, anzi… a maggior ragione essa dovrebbe esattamente in questi momenti esercitare il suo ruolo.

    Ma per farlo anzitutto dobbiamo partire dal dirci la VERITA’: o siamo in grado di innovare tutto o è meglio se la smettiamo anche di parlarne. Perché è chiaro no? Così le cose non vanno.

    E non possiamo neanche limitarci a parlare di singole vertenze senza uno sguardo d’insieme alla nostra società e a tutto un sistema che ha mostrato la sua fragilità lasciando implodere lentamente le questioni, anche a causa dell’assenza di una politica governata dall’etica e dalla responsabilità sociale.

    Allora, proviamo a parlare dei servizi essenziali mal gestiti, delle risorse sprecate senza programmazione. Proviamo a pensare a tutte la partecipate gestite come bacini di voto e oggi quasi tutte fallite. Che idea abbiamo per esempio di queste? Vogliamo assistere allo sterile dibattito tra chi le vuole chiuse e chi aperte, chi grandi e chi piccole, chi pubbliche e chi private in una visione dicotomica che non sta più alla realtà?

    Oppure vogliamo prendere una inefficienza e provare a innovarla in un ottica collaborativa e non competitiva tra pubblico e privato, impresa e mercato, cittadini e politica? Ci sembra l’unica via di sviluppo possibile e sostenibile.

    Questa è innovazione: un nuovo modo di pensare l’organizzazione della vita umana. Senza promettere cose lontane da noi ma cose che già si stanno praticando. Che non sono lente o difficili. Tutt’altro. Sono facili e immediatamente praticabili. E generano subito cicli virtuosi. Sono esperienze che da sole, sparpagliate, non riescono ad avere un orizzonte lungo. Eppure esistono. Ma necessitano di una visione sistemica.

    Pensiamo per esempio a una strategia virtuosa di riduzione alla fonte dei rifiuti associata al recupero e al riciclo, per cui bastano tante piccole buone pratiche per mettere a regime un sistema capace di incidere sui costi del servizio e il cui risparmio, immediato, può essere reinvestito nelle risorse umane.

    Per iniziare ad attuarle non servono grandi interventi o chissà quali finanziamenti. Abbiamo già visto nel 2011 (è un caso che fossimo in campagna elettorale anche allora?) che fine ha fatto il contributo dell’allora Ufficio del Commissario all’emergenza ambientale diretto al Comune per far partire la raccolta differenziata anche attraverso campagne di sensibilizzazione di cui, per la verità, non abbiamo visto neanche la partenza.

    Basterebbe che una parte dei contributi versati ad Akrea dall’ente locale, piuttosto che in duplicazioni di interventi o consulenze varie, fosse investito in riqualificazione del personale e messa a regime di tanti piccole buone pratiche che in molti comuni, anche calabresi, hanno consentito una riduzione del 20% sulla parte variabile della tassazione relativa, con benefici per i cittadini e per le amministrazioni che diminuendo l’indifferenziato possono reinvestire le risorse risparmiate.

    Oppure, pensiamo al sistema idrico integrato. In un contesto transitorio dal punto di vista normativo quale quello attuale, certo il consorzio tra comuni non può considerarsi una scelta errata. Tuttavia, al di là della questione “trasferimento dei lavoratori o di parte di essi” la problematica relativa al miglioramento della gestione e alla qualità del servizio nel suo complesso non sembra pare interessare alcuno. E il fatto che molti comuni abbiano deciso di non entrare nel consorzio è significativo in tal senso.

    Non interrogarsi e non ricercare soluzioni su efficacia e miglioramento del servizio e sulla qualità di esso, equivale a non investire nel suo stesso funzionamento a medio/lungo termine. Oltreché impedire di mettere al sicuro i posti di lavoro che attualmente si intendono garantire.

    Oggi la vera frontiera dell’innovazione , che consente di creare nuove economie e quindi nuovi posti di lavoro o mantenimento dei settori in crisi, è l’economia pear to pear, cioè l’economia tra pari. Se ci pensiamo è un concetto antico che ritorna: il concetto di beni comuni. Il problema che ci dobbiamo porre è come gestirli generando un valore sociale condiviso da quei beni. La responsabilità sociale e il benessere diffuso in quest’ottica non restano solo concetti etici ma diventano sistemi per fare economia e migliorare servizi e qualità di essi.

    La sfida è quella di assecondare settori produttivi che riescano a tenere insieme risultati economici e benessere diffuso. In grado cioè non solo di distribuire ricchezza finanziaria ma anche opportunità, impatto sociale e un ambiente buono per tutti.

    Questo però non si può fare senza una pubblica amministrazione intelligente. Oggi, le nostre amministrazioni, con vecchi metodi e vecchi pensieri si concentrano solo sugli aspetti finanziari della spesa, sui posti da occupare e non sulla qualità o sugli effetti delle risorse pubbliche che spendiamo.

    Questa crisi passerà se faremo scelte chiare e se le raccontiamo in maniera netta. E c’è bisogno di una classe politica che abbia la capacità di investire il consenso. Che sia cioè capace di non fare scelte in termini elettorali nel brevissimo periodo ma che sappia anche rischiare di perdere una parte del consenso e fare scelte che portino a un cambiamento. L’idea delle “mance” per mantenere alto un consenso elettorale è il modo migliore per bruciare quelle risorse che invece servirebbero per poter avere una prospettiva di cambiamento.

    Filly Pollinzi 

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