Crotone candidata a capitale italiana della cultura, “Mediterraneo Possibile”: “Non è un pesce d’aprile”

Il comunicato del movimento crotonese

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    Riceviamo e pubblichiamo

    Crotone candidata a prossima capitale italiana della Cultura. Verrebbe da pensare ad un bel pesce d’aprile. E invece, lanciata con decisione da una prestigiosa associazione culturale territoriale, la proposta ha subito incassato la fiducia delle forze politiche locali e di varie associazioni di categoria. Impossibile non apprezzare il nobile intento da una parte, e la celere risposta istituzionale dall’altra, eppure sembra comunque uno scherzo di cattivo gusto.

    Forse, ai promotori dell’iniziativa non è ben chiaro quanto impegnativo sia l’iter da intraprendere per giungere alla candidatura e aspirare a tale riconoscimento, promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

    Lo sanno bene invece gli amministratori locali di Mantova, piccolo gioiellino rinascimentale che ha ricevuto il titolo per il 2016, e quelli di Matera, prima città del sud Italia ad essere eletta addirittura Capitale europea per il 2019. In entrambi i casi, si è trattato di un lungo, silenzioso e complesso lavoro di sinergia tra enti locali, cittadini, imprenditoria locale e nazionale. Un sistema virtuoso che in caso di valutazione positiva da parte della commissione esaminatrice garantisce alla città vincitrice una dotazione finanziaria di poco più di un milione di euro (a valere sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014/2020) indirizzato al valorizzare i beni culturali e paesaggistici, migliorare i servizi turistici, sviluppare le industrie culturali e creative, favorire processi di riqualificazione urbana.

    Insomma, un riconoscimento soprattutto culturale per quelle amministrazioni locali che con lungimiranza e coraggio hanno deciso di mettere la Cultura al centro delle scelte programmatiche urbane, turistiche e ambientali, al fine di aggregare attorno allo stesso progetto ampi segmenti della popolazione e garantire un impatto sociale ed economico oltre l’anno di durata delle manifestazioni.

    Tutto questo invece nella città pitagorica assume un retrogusto amaro. Forse le forze politiche che oggi vorrebbero sostenere l’iniziativa pensano che la candidatura di Crotone rappresenti la nuova, ennesima, valanga di fondi comunitari da investire poi alla meno peggio. Si perché è inutile negare che nel recente passato, tante sono state le chance che la città ha avuto per riscrivere il proprio passato, riscoprirlo, valorizzarlo e promuoverlo come volano per il tanto rincorso sviluppo turistico ed economico.

    Tanti, tantissimi soldi, elargiti negli anni quasi sempre da “mamma Europa” sotto forma di finanziamenti indirizzati al recupero urbano, la valorizzazione dei beni culturali, la rigenerazione sociale e ambientale crotonese. Basta fare qualche nome: Urban e Urban II che avrebbero dovuto rigenerare il centro storico,  il contratto di Quartiere che nelle intenzioni avrebbe trasformato dal punto di vista urbanistico e sociale il quartiere difficile come “Fondo Gesù”, ulteriormente martoriato dopo l’alluvione del 1996. Poi c’è stata la volta del programma Pigarac, che avrebbe dovuto lanciare Capo colonna nel circuito dei grandi parchi archeologici. E più recentemente i fondi Pisu, finalizzati alla rigenerazione culturale e sociale di varie aree della città.

    E’ d’obbligo usare il condizionale, perché senza timore di essere smentiti si può affermare che i risultati raggiunti hanno disatteso amaramente le nobili intenzioni di partenza. Oggi Crotone è la città dove scarseggiano persino i più elementari servizi pubblici: i sistema dei rifiuti è al collasso, la raccolta differenziata è praticamente inesistente, il sistema idrico e fognario sono catastrofici, la manutenzione ordinaria del verde pubblico non ha una programmazione precisa. Non esiste un Piano della viabilità e mobilità sostenibile, mentre la città continua ad essere soffocata da costosi complessi residenziali, nonostante il primo posto in autorevoli classifiche per tasso di povertà e disoccupazione.

    Ma passiamo alla situazione dei luoghi di attrazione culturale: il museo della scienza e matematica, intitolato a Pitagora e costruito con fondi europei, non è mai stato aperto. Quello di arte contemporanea ha chiuso i battenti più e più volte negli anni, orfano di una gestione o programmazione culturale. La pinacoteca comunale, situata nel cuore pulsante della città è chiuso da anni, in attesa di un restauro e della risoluzione di una causa giudiziaria. Da anni ormai Crotone non ha una stagione teatrale, e il nuovo teatro comunale, anche questo costruito con fondi comunitari, continua ad essere un cantiere senza la prospettiva di reale completamento.

    In tema di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali non si può non ricordare la vicenda del colonnato di epoca romana affiorato sul promontorio di capo colonna durante i lavori di sistemazione di un piazzale. Un piccolo tesoro che l’attuale amministrazione comunale e la Soprintendenza avrebbero ricoperto sotto una colata di cemento se un gruppo di cittadini e un’associazione culturale non avessero portato il caso alla ribalta nazionale. E ancora, scellerati interventi di recupero urbanistico effettuati presso il castello fortezza Carlo V, lo smantellamento dello splendido cimitero monumentale, il tombamento degli scavi archeologici di piazza Villaroja, nel cuore del centro storico, dove da sempre le amministrazioni comunali non hanno mai adottato “il Piano del Colore”, strumento indirizzato agli interventi di recupero architettonico pubblico e privato. 

    A conclusione di questa breve e dolorosa lista di opere incompiute e progetti fallimentari c’è l’ingente dotazione finanziaria disponibile per il famigerato recupero dell’Antica Kroton e il reinserimento di oltre 300 unità lavorative. Più volte annunciato nel corso di varie campagne elettorali di centro destra e centro sinistra, il progetto è ancora inspiegabilmente fermo.

    Insomma, nonostante la romantica e millenaria fama di potente colonia magno greca,  le opportunità per riscrivere la storia e il proprio futuro, fino ad oggi Crotone le ha bellamente calpestate, sepolte sotto chilometri di cemento, rifiuti tossici ed interventi urbanistici che hanno consentito di deturpare a morte il territorio. Sembrerebbe un chiaro e ben organizzato disegno politico, ideato da parte di chi ha governato negli ultimi trent’anni e tutto incentrato sull’involuzione culturale, economica e sociale. Sembrerebbe chiara la volontà di creare una cittadinanza passiva, perennemente ricattata dalla promessa di posti di lavoro e indottrinata alla regola dell’assistenzialismo da parte del Governo centrale.

    Chiamare sul banco degli imputati la ristrettezza di fondi, la spendingreview e il patto di stabilità, è stata fino ad oggi la tecnica adottata da chi ha governato negli anni la città per giustificare incompetenze e incapacità progettuale. Tutto questo però non è più accettabile, perché sono misure, queste, che attanagliano tutte le amministrazione locali, ed è proprio in questi casi che si misura la lungimiranza, la forza culturale e la capacità progettuale e gestionale di chi sceglie di amministrare il bene comune.

    Chi dovrebbe dunque traghettare la città verso la candidatura a Capitale italiana della Cultura? Chi, tra i prossimi candidati a sindaco e consiglieri delle imminenti amministrative avrebbe le competenze per progettare e gestire questo percorso di rinnovamento culturale della città? Nessuno forse, e lo affermiamo senza presunzione, visto che molti dei candidati, nel recente passato hanno già ricoperto ruoli di responsabilità e messo le mani in progetti che hanno prodotto risultati quasi disastrosi. Non è eresia affermare che queste classi dirigenti, di centro destra e centro sinistra, consegnano all’elettorato una città martoriata, mortificata, stuprata nell’aspetto e nell’anima, con la faccia tosta di volerla accompagnare amorevolmente verso un nuovo futuro. 

    Da dove ripartire? Dalla base, forse, dalle piccole azioni. Bisognerebbe educare al bello chi decide di fare politica e i cittadini, molto spesso complici silenti di uno scempio culturale che la città subisce da anni. Educare alla raccolta differenziata, al rispetto per il bene pubblico, al verde, al trasporto sostenibile. Azioni che non arricchiscono le tasche di nessuno, ma che a lungo termine migliorano la qualità della vita di tutti e rendono i cittadini consapevoli di un possibile miglioramento culturale della città. Solo in questo caso si potranno pretendere delle regole precise, necessarie per l’ordine e il decoro urbano. E bisognerebbe avere poi il coraggio di farle rispettare queste regole. Un percorso virtuoso e comune tra cittadini e una classe politica veramente nuova, slacciata dalle logiche becere del clientelismo e delle consulenze pagate profumatamente. A nostro avviso insomma, non servono candidature e premi a breve termine, ma solo un’azione di onestà intellettuale da parte di chi ha già fatto e male, e che potrebbe oggi, mettersi da parte. Per il bene delle future generazioni. Per il bene di Crotone.

     

    Salvatore Ventura

    Mediterraneo Possibile Crotone

     

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